martedì 12 aprile 2016

Cambiamenti climatici e loro effetti

Conferenza di Parigi sui cambiamenti climatici

Il 12 dicembre 2015 si è riunita a Parigi la conferenza delle Nazioni Unite per la definizione di un efficace percorso di riduzione delle emissioni di gas serra dopo il termine del secondo mandato del Protocollo di Kyoto nel 2020 e si è conclusa con l'approvazione dell'Accordo di Parigi all' unanimità dei delegati di 195 Paesi.
Tale accordo, punta all' obiettivo di mantenere al di sotto dei 2 gradi centigradi il riscaldamento atmosferico rispetto all'era preindustriale entro il 2100  tramite la messa in pratica dei piani nazionali presentati da 187 paesi. 
Tale accordo, parla di neutralità delle emissioni nella seconda metà del secolo e il raggiungimento dei risultati e l'implementazione degli impegni saranno soggetti a verifica ogni 5 anni a partire dal 2023. 
Le ratifiche da parte dei singoli Stati saranno aperte il 22 aprile in corrispondenza della Giornata mondiale della Terra; l'accordo diventerà operativo dal 2020, solo se sarà siglato da 55 Paesi responsabili di almeno il 55% delle emissioni globali.
Si tratta di un accordo di portata storica nel percorso dei negoziati sulla lotta ai cambiamenti climatici. Tuttavia non è sufficiente a raggiungere gli obiettivi stabiliti. Infatti si stima che l'applicazione degli INCD possa solo "limitare" il riscaldamento globale al 2100 a 2,7•C. Questo incremento termico comporterebbe una significativa destabilizzazione a lungo termine del clima e degli ecosistemi terrestri, con la scomparsa della banchisa artica, collasso  di una parte della calotta glaciale dell'Antartide e della Groenlandia con conseguente aumento del livello del mare di circa 1 metro.


Questo accordo è sicuramente importante, ma non sufficiente per metterci al sicuro dalle conseguenze dei cambiamenti climatici. Infatti, la prima manifestazione è un aumento degli eventi atmosferici estremi, che dal rapporto dell'ISPRA evidenzia in Italia una diminuzione delle precipitazioni annue, ma concentrate in periodi molto brevi così da causare frane sul 7,3% del territorio e un 12% dello stesso, esposto ad elevato pericolo di alluvioni. 
Lo scenario è allarmante in quanto si prevede un ipersiccita' estiva nell'area mediterranea ed alluvioni negli altri periodi dell'anno. 
Ciò è dovuto al fatto che il biossido di carbonio aumenta di quasi 3 ppm all'anno e rischia di originare un riscaldamento atmosferico senza precedenti. La soglia ritenuta "di sicurezza" è di 350 ppm raggiunta nel 1986, e l'attuale aumento a 400 ppm rappresenta un campanello d'allarme. 
I dati sulla concentrazione di CO2 provengono dall' osservatorio del Maunaloa situato a 3400 m di quota nelle Haway. Lì' le condizioni sono ideali per analizzare campioni d'aria dell'atmosfera globale, in quanto le molecole di CO2 permangono per oltre un secolo e hanno il tempo di disperdersi su scala planetaria. 
Non ci resta quindi che usare il buon senso e cercare di consumare meno combustibili fossili per non incrementare la % di CO2, è un impegno mondiale forse non salverà del tutto il nostro Pianeta, ma almeno verranno limitati i danni

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