martedì 2 agosto 2016

Il super vulcano dei Campi Flegrei


L'area dei Campi Flegrei

Nell'area dei Campi Flegrei si identifica una grande caldera, dovuta a due imponenti eruzioni: quella ingimbritica datata 39 mila anni fa, è quella del Tufo Giallo svenuta 15 mila anni fa. Tali eruzioni sono dovute a due episodi di sprofondamento che hanno generato una caldera complessa che rappresenta la struttura più evidente del distretto vulcanico. 
All'interno della caldera sono cresciuti, anche in tempi storici due piccoli vulcani come il cono di tufo di Monte Nuovo nel 1538, dopo un periodo di quiescenza durato circa 3000 anni ed è la minore come intensità. 


Il rischio vulcanico è connesso più che all'attività vulcanica, al bradisismo che consiste in lenti movimenti sismici legati a
terremoti di debole intensità associati a movimenti di materiale nella camera magmatica a  circa 3/4 km di profondità.
Nelle ultime "crisi bradisismiche" verificatesi negli anni '70 e '80, il suolo si è alzato complessivamente di 3,5 metri e sono stati registrati oltre 10 mila terremoti  ed è stata notata una ripresa dell'attività idrotermale nella zona della solfatara.
Il supervulcano dei Campi Flegrei è fra i più temuti al mondo ed è stato esplorato per la prima volta grazie ad una perforazione di 500 m.
Grazie a questa perforazione, è stato scoperto che l'area delle bocche del vulcano, la cosiddetta caldera, si estende da Monte di Procida a Posillipo. Attraverso tali indagini, i ricercatori hanno capito qual'è il meccanismo del bradisismo, che in quest'area fa sollevare ed abbassare il suolo.
Il fenomeno è causato per il 50% dal magma e dal 50% dall'acqua presente nelle rocce. Lo ha spiegato recentemente G. De Natale, direttore dell'Osservatorio Vesuviano dell' INGV.
"In pratica, il magma sale fino a 5 - 6 Km e riscalda l'acqua che fa gonfiare le rocce provocando il sollevamento del suolo".
Il supervulcano dei Campi Flegrei è capace di eruzioni molto violente ma per fortuna molto rare. Nel Mondo esistono circa dieci vulcani di questo tipo, come ad esempio Yellowstone. Per studiarlo dall'interno, nel 2012 è stata avviata una perforazione nell'ambito del Progetto "Campi Flegrei Deep Drilling Project" che prevedeva la realizzazione di un pozzo pilota di 500 m già realizzato ed uno di 3,5 Km ancora da realizzare.
Nel pozzo pilota è stato installato un osservatorio in porfondità con sensori che controllano ogni "respiro del vulcano". "In questo modo si tiene costantemente sotto controllo il vulcano con l'obiettivo di mitigare il rischio". I segnali di allarme che possono aiutare a prevedere un'eventuale eruzione sono la Temperatura, la Pressione del sottosuolo e la sismicità; inolltre il pozzo è anche una sorta di  "macchina del tempo" in quanto ha permesso di ricostruire la storia di questo vulcano rivelando molte sorprese, tra le quali, un'eruzione avvenuta 45 mila anni fa e finora sconosciuta.

Immagine da Wikipedia

mercoledì 27 luglio 2016

Body Worlds


BODY WORLDS

Estratto della relazione riguardante la mostra, eseguita dagli allievi della classe III B
liceo scientifico statale  "LEONARDO DA VINCI"





Il BODY WORLDS è una mostra scientifica. Dà al visitatore informazioni sull’anatomia, sulla fisiologia e sulla salute, attraverso l’osservazione di autentici corpi e campioni anatomici umani. I preparati in mostra sono stati conservati con la tecnica della plastinazione.

La mostra è dedicata al cuore e al sistema cardiovascolare. Sono esposti più di 160 preparati anatomici tra cui plastinati corporei integrali, singoli organi e sezioni trasparenti. Il percorso è concepito come un viaggio alla scoperta del mondo celato dalla pelle: c’è una visione d’insieme dell’anatomia e della fisiologia del corpo umano. Le funzioni organiche, le patologie frequenti sono spiegate in maniera comprensibile a tutti anche ricorrendo al confronto tra organi sani e organi malati.

Lo scopo è essenzialmente divulgativo. Si vuole far conoscere al pubblico il funzionamento del corpo umano, mostrando anche gli effetti delle malattie e di uno stile di vita poco sano. Errate abitudini alimentari, abuso di alcol, dipendenze come quella dal tabacco minano la salute: vedere “dal vivo” gli effetti dannosi di certi comportamenti può essere più convincente di tante parole. L’intento non è fare del “terrorismo”, ma mostrare esattamente e inequivocabilmente che cosa succede dentro di noi. Le esposizioni intendono risvegliare l’interesse del pubblico per l’anatomia e la fisiologia, ampliando costantemente la conoscenza di questi ambiti.

L'elemento estetico per von Hagens è insito nel corpo umano esattamente per come è fatto, le pose dinamiche consentono a chi non è medico di comprendere meglio la struttura del corpo, la meraviglia dell'anatomia, il funzionamento degli apparati, la sinergia di muscoli, nervi, organi che è l'essenza della vita.



LA TECNICA DELLA PLASTINAZIONE

La plastinazione é la tecnica con cui sono trattati i corpi che rende possibile la conservazione perfetta nel tempo, mantenendo intatti organi e tessuti. E' stata inventata e brevettata da Gunther von Hagens nell'Università di Heidelberg: si tratta di una ricerca che è iniziata nel 1977, nell'Istituto di Patologia e Anatomia.

La donazione dei corpi è curata dall'Institute for Plastination dal 1982.
Al momento attuale conta oltre 13000 donatori registrati. Il donatore conferma la propria adesione sottoscrivendo il modulo dell'atto di disposizione e il tesserino di donatore di corpo. La donazione all'IFP non inficia la volontà di donare i propri organi per trapianti che possano consentire la vita di altre persone ed è una manifestazione di intenti revocabile in qualsiasi momento.


IL PROCESSO DELLA PLASTINAZIONE

Von Hagens espone i corpi plastinati in pose caratteristiche. Nelle mostre, intitolate Körperwelten (in inglese Body World), i corpi alcune volte sono posizionati in maniera tale da ricostruire celebri opere d'arte, mentre altre volte assumono gesti atletici particolari. Infine, vi sono corpi sezionati per puri scopi didascalici. Nel fare assumere le diverse posizioni si fa estrema attenzione alla coerenza del gesto con il posizionamento dei vari elementi anatomici, in primo luogo dei muscoli.
  • Imbalsamazione e dissezione anatomica: Il primo passo del processo consiste nel bloccare i processi degenerativi pompando formalina nel corpo attraverso le arterie. La formalina uccide i batteri e blocca il decadimento tissutale. Usando strumenti da dissezione sono preparate le strutture anatomiche rimuovendo la pelle, il tessuto connettivo ed il tessuto adiposo.
  • Rimozione dal corpo di grasso e acqua: L'acqua ed i grassi solubili del corpo sono sciolti immergendo il cadavere in un bagno di acetone.
  • Impregnazione a forza: Questo secondo processo di scambio è il passaggio centrale della plastinazione. Durante l'impregnazione a forza il silicone (o un altro polimero analogo) rimpiazza l'acetone. Queste operazioni sono svolte in contenitori sigillati ed il silicone è inserito in questi contenitori in pressione in modo da penetrare in ogni cellula.
  • Posizionamento: Il corpo è posizionato nella posizione desiderata ed ogni struttura anatomica è fissata con l'aiuto di spaghi, aghi e mollette.
  • Solidificazione: Il passaggio finale è la solidificazione e il tempo ed il modo dipendono dal polimero usato. Certi polimeri solidificano per esposizione a gas, altri per esposizione a radiazioni UV ed altri ancora per esposizione a fonti di calore


POLIMERIZZAZIONE

Questo è l'ultimo passaggio, durante il quale il preparato è sottoposto a polimerizzazione con un gas, luce o calore, a seconda della materia plastica utilizzata.

La dissezione e la plastinazione di un corpo intero richiedono circa 1500 ore di lavoro e si effettuano per lo più nell'arco di un anno.




SEZIONI PLASTINATE

Le sezioni plastinate sono una forma speciale di plastinazione. Nella prima fase il corpo deceduto viene congelato e tagliato in sezioni di spessore compreso fra 2 e 8 millimetri. In questo processo il corpo non viene trattato con silicone ma con resina di poliestere o epossidica.

Immagine del sito ufficiale Body Worlds

martedì 19 aprile 2016

Geologia del Cervino

Geologia del Cervino

 
"La montagna ha il valore dell'uomo che vi si misura, altrimenti di per se, essa non sarebbe che un grosso mucchio di pietre". 
Walter Bonatti


Il Cervino, con un'altezza di 4478 m, e' una delle cime più celebri della catena alpina, situato in Val d'Aosta
 alla testata della Valtournanche, al confine tra Italia e Svizzera. La " Gran Becca", così chiamata dagli alpinisti rappresenta delle peculiarità importanti dal punto di vista geologico. 
Scalato per la prima volta nel
1865, e' stato raggiunto dai geologi nel 1868, ma solo grazie all' intuito del geologo svizzero Emile Argand che lo raffiguro' in alcuni disegni, si capì che questa piramide di roccia non è di origine autoctona, ma e' sovrascorsa e posizionata sul basamento di ofioliti e calcescisti. 
Si tratta quindi di un "blocco" alloctono trasferito  nell' attuale posizione dallo scontro tra il continente africano con quello paleoeuropeo. 
Le ofioliti sono la testimonianza dell'antica crosta oceanica ligure-piemontese e i calcescisti derivano dal metamorfismo dei sedimenti accumulati sul fondo di questo oceano. 





Il Cervino è costituito prevalentemente da gneiss e altre rocce metamorfiche del Paleozoico (circa 300 milioni di anni fa) appartenenti alla crosta di Adria. Il substrato su cui poggia il Cervino è costituito da associazioni di ofioliti ( derivanti da metamorfismo di basalti, gabbri e serpentiniti) e sedimenti giurassico-cretacei di mare profondo trasformati dal metamorfismo in rocce verdi e calcescisti. 
Le rocce provenienti dal continente africano, poggiano quindi su rocce di fondo oceanico il cui contatto è  rappresentato da una faglia su orizzontale. La collisione tra il continente africano e quello paleoeuropeo ha originato l'accavallamento della parte frontale della crosta africana al di sopra di quella paleoeuropea.
In mezzo sono rimaste intrappolate le ofioliti che derivano dall'oceano ligure-piemontese che separava le due masse continentali. La falda di ricoprimento austro alpina a cui apparteneva il Cervino è stata erosa e smantellata e rimane come testimonianza il lembo isolato di questa piramide rocciosa.

Immagini dal web

martedì 12 aprile 2016

Cambiamenti climatici e loro effetti

Conferenza di Parigi sui cambiamenti climatici

Il 12 dicembre 2015 si è riunita a Parigi la conferenza delle Nazioni Unite per la definizione di un efficace percorso di riduzione delle emissioni di gas serra dopo il termine del secondo mandato del Protocollo di Kyoto nel 2020 e si è conclusa con l'approvazione dell'Accordo di Parigi all' unanimità dei delegati di 195 Paesi.
Tale accordo, punta all' obiettivo di mantenere al di sotto dei 2 gradi centigradi il riscaldamento atmosferico rispetto all'era preindustriale entro il 2100  tramite la messa in pratica dei piani nazionali presentati da 187 paesi. 
Tale accordo, parla di neutralità delle emissioni nella seconda metà del secolo e il raggiungimento dei risultati e l'implementazione degli impegni saranno soggetti a verifica ogni 5 anni a partire dal 2023. 
Le ratifiche da parte dei singoli Stati saranno aperte il 22 aprile in corrispondenza della Giornata mondiale della Terra; l'accordo diventerà operativo dal 2020, solo se sarà siglato da 55 Paesi responsabili di almeno il 55% delle emissioni globali.
Si tratta di un accordo di portata storica nel percorso dei negoziati sulla lotta ai cambiamenti climatici. Tuttavia non è sufficiente a raggiungere gli obiettivi stabiliti. Infatti si stima che l'applicazione degli INCD possa solo "limitare" il riscaldamento globale al 2100 a 2,7•C. Questo incremento termico comporterebbe una significativa destabilizzazione a lungo termine del clima e degli ecosistemi terrestri, con la scomparsa della banchisa artica, collasso  di una parte della calotta glaciale dell'Antartide e della Groenlandia con conseguente aumento del livello del mare di circa 1 metro.


Questo accordo è sicuramente importante, ma non sufficiente per metterci al sicuro dalle conseguenze dei cambiamenti climatici. Infatti, la prima manifestazione è un aumento degli eventi atmosferici estremi, che dal rapporto dell'ISPRA evidenzia in Italia una diminuzione delle precipitazioni annue, ma concentrate in periodi molto brevi così da causare frane sul 7,3% del territorio e un 12% dello stesso, esposto ad elevato pericolo di alluvioni. 
Lo scenario è allarmante in quanto si prevede un ipersiccita' estiva nell'area mediterranea ed alluvioni negli altri periodi dell'anno. 
Ciò è dovuto al fatto che il biossido di carbonio aumenta di quasi 3 ppm all'anno e rischia di originare un riscaldamento atmosferico senza precedenti. La soglia ritenuta "di sicurezza" è di 350 ppm raggiunta nel 1986, e l'attuale aumento a 400 ppm rappresenta un campanello d'allarme. 
I dati sulla concentrazione di CO2 provengono dall' osservatorio del Maunaloa situato a 3400 m di quota nelle Haway. Lì' le condizioni sono ideali per analizzare campioni d'aria dell'atmosfera globale, in quanto le molecole di CO2 permangono per oltre un secolo e hanno il tempo di disperdersi su scala planetaria. 
Non ci resta quindi che usare il buon senso e cercare di consumare meno combustibili fossili per non incrementare la % di CO2, è un impegno mondiale forse non salverà del tutto il nostro Pianeta, ma almeno verranno limitati i danni