martedì 13 gennaio 2015

Interazioni tra cibi e farmaci


PERICOLOSE INTERAZIONI TRA CIBI E FARMACI

Molti sudi scientifici dimostrano che le interazioni tra i farmaci e ciò che mangiamo o beviamo possono o vanificare l'effetto terapeutico, o determinare effetti collaterali tali da costrigere a sospendere la cura. E non stiamo parlando delle comuni sostanze come il caffè o gli alcolici, ma alimenti innocui, come il pompelmo, le banane o la liquirizia.
Sui "bugiardini" anche noti come foglietti illustrativi, le indicazioni sono scarse e L'Agenzia Italiana del Farmaco ha lanciato l'allerta. "Cibi e bevande possono influire sull'assorbimento, il metabolismo e l'escrezione del farmaco e renderlo inefficace, potenziarne la tossicità o creare effetti collaterali anche gravi". 

Un esempio di alimento da tenere sotto controllo è il Pompelmo che contiene sostanze che modificano il metabolismo di molti farmaci e impepdiscono all'organismo di inattivarli a momento giusto. Questo fenomeno rigurda diversi farmaci antitumorali, alcuni antibiotici,  le statine, farmaci per il sistema nervoso e gli immunosoppressori. Va anche evitato durante la profilassi antimalarica con il chinino, se si è in cura con calcio-antagonisti, antistaminici e farmaci per l'ipertensione.
L'Alcol potenzia gli effetti collaterali di alcuni farmaci, o ne altera il funzionamento: un esempio sono tutte le medicine per i disturbi psichiatrici, con gli antibiotici e gli antistaminici. L'alcol inoltre aumenta la sonnolenza legata all'assunzione degli antistaminici, fa crescere il rischio di danni al fegato se si è in cura con le statine. Le bevande alcoliche vanno evitate anche se si assumono analgesici come il paracetamolo o gli anti-infiammatori non steroidei in quanto aumenta il rischio di sanguinamento gastrico. La Caffeina ha meno controindicazioni dell'alcol, ma è più insidiosa in quanto contenuta in molti alimenti. La caffeina contrasta l'azione dei farmaci per l'insonnia ed è sconsigliata a chi è in terapia con broncodilatatori, in quanto può provocare eccitabilità, tachicardia e nervosismo. Questa sostanza a causa della sua azione antiaggregante, deve essere evitata a chi assume farmaci anticoagulanti, perchè aumenta il rischio di emorragie.
Banane e verdure: alcuni diuretici e gli Ace-inibitori usati per le malattie cardiovascolari, determinano l'accumulo di potassio nell'organismo. Chi assume tali farmaci deve evitare gli alimenti ricchi di potassio come le banane, le arance, le verdure a foglia verde e i sostituti del sale che contengono potassio.
Latte e latticini: tali prodotti interferiscono con l'assorbimento di alcuni antibiotici limitandone l'efficacia. Non vanno associati a tetracicline ( che oggi sono poco usate), e vanno limitati se si assume ciprofloxacina. Il latte invece, è consigliato a chi assume il litio per il disturbo bipolare, in quanto riduce la frequenza di disturbi gastrici.
Cibi ricchi di tiramina e istamina: entrambe le sostanze si formano naturalmente nell'organismo, ma alcuni alimenti ne sono particolarmente ricchi e, una concentrazione eccessiva nel sangue può creare problemi se si assumono farmaci. La tiramina (presente nei formaggi stagionati, nel fegato nella salsiccia secca,  nella acciughe in salamoia e nel cioccolato), può causare innalzamenti della pressione se si assumono farmaci antidepressivi (IMAO) o alcuni antibiotoci ed antimicotici. Questi ultimi non vanno associati neppure a cibi ricchi di istamina, che può causare cefalea, sudorazione, palpitazioni, e cali di pressione.
Liquirizia e mirtillo: la liquirizia può causare aritmie e talvolta infarti ai soggetti in cura con digossina (un farmaco usato per l'insufficienza cardiaca); va inoltre assunto lontano da pasti ricchi di fibre che ne ostaoclano l'assimilazione.  Molti cibi hanno interazioni con anticoagulanti  antagonisti della vitamina K (warfanin); broccoli, cavoli, spinaci, cime di rapa e cavolini di Bruxelles ne riducono l'efficacia, mentre il mirtillo ne altera l'effetto

Anche alcuni integratori come la vitamina E, se assunta assieme ad anticoagulanti può causare sanguinamenti; mentre il ginseng interagisce con molti farmaci tra cui l'eparina, alcuni antidepressivi, e i Fans. Il ginkgo biloba è invece controindicato a chi assume antiepilettici.

Il gatto di Schrödinger



IL PARADOSSO DEL GATTO DI SCHRODINGER

Un esempio di incoerenza nel mondo dei quanti è il celebre paradosso di Schrodinger: se ponessimo un gatto in una scatola d'acciaio assieme ad una fiala di cianuro, un contatore Geiger (con dentro una piccolissima porzione di materiale radioattivo), collegato, tramite ad un relais, ad un martello posizionato sopra la fiala; La quantità di materiale radioattivo è talmente poca che non si ha la certezza che questo decada distruggendo un atomo in un'ora.  Se l 'evento si verifica, si rompe la fiala di cianuro uccidendo il gatto, ma finchè la scatola non si apre, il gatto potrebbe essere contemporaneamente vivo o morto. Cioè si trova in un bizzarro stato quantico, metà vivo e metà morto: non  ha senso descriverlo come l'uno o come l'altro.  In un esperimento reale, però, il gatto interagisce con la scatola scambiando luce, calore e suono, e la scatola allo stesso modo interagisce con il resto del mondo. Nel giro di qualche nanosecondo, questi processi distrugono il delicato stato quantico all'interno della scatola e lo sostituiscono con stati descrivibili, in buona approssimazione, secondo le leggi delle fisica classica. Il gatto all'interno è indubbiamente vivo, oppure morto, e non si trova in qualche misterioso stato non classico che combini i due.

Perchè vi ho descritto questo paradosso, indubbiamente non semplice?

Perchè ho trovato in rete un modo simpatico per descrivere il principio di indeterminazione di Heisenberg ( per ricostruire l'orbita percorsa da un elettrone dovremmo conoscere in ogni istante la sua posizione e la sua velocità intesa come vettore. E' però impossibile determinare contemporaneamente queste due grandezze: quanto maggiore è la precisione della misura della posizione, tanto maggiore è l'incertezza della misura della sua quantità di moto, e viceversa) e adesso ve lo propongo in chiave moderna:

Heisenberg guida su un'autostrada di sera; un polizziotto lo ferma e gli dice:  " Ma lo sa a quanto sta andando?" e Heisenberg risponde. "No, ma so dove mi trovo!!!"

L'agente insospettito chiede di aprire il bagagliaio dell'auto ed esclama: " Ma lo sapete che qui c'è un gatto morto?" Dal lato del passeggero sbuca Schrodinger e dice: "Ora si".

Heisenberg riprende di gran fretta e,  mentre guida con il gas a tavoletta viene nuovamente fermato da una pattuglia: "Ma si rende conto che andava a 170 Km/h?" e Heisenberg risponde: "Ecco, grazie tante agente, ora mi sono perso!!!"

lunedì 5 gennaio 2015

Il ciclo litogenetico


IL CICLO LITOGENETICO

 
I processi di formazione delle rocce ( magmatico, sedimentario e metamorfico), nonostante siano caratterizzati da fenomeni specifici, non sono indipendenti l'uno dall'altro, ma fanno parte di un ciclo litogenetico che coinvolge tutte le rocce della litosfera. 
Le rocce infatti, sono soggette a cambiamenti continui, molto lenti e possono essere coinvolte in uno qualsiasi dei tre processi. Il ciclo litogenetico mette in evidenza sia la modalità di formazione delle rocce, sia i diversi collegamenti tra un processo e l'altro.



Il ciclo delle rocce può essere descritto partendo ad esempio dal processo magmatico: come si può notare dallo schema, esistono due  tipi di magmi: uno primario che si forma nell'astenosfera, è basico (con un contenuto in silice inferiore al 52%), molto fluido e caldo; quello secondario o di anatessi  invece, si forma nella crosta terestre, è acido ( con un contenuto in silice superiore al 65%) ha temperature più basse ed è molto viscoso.
I magmi primari di solito a causa della loro fluidità risalgono attraverso fratture della crosta terrestre originando così rocce magmatiche effusive; un piccolissima percentuale di questi magmi può raffreddare all'interno della crosta e dare origine a rocce intrusive.
Tutte le rocce che affiorano sulla superficie terrestre subiscono l'effetto degli agenti esogeni, quindi vengono frantumate e degradate, erose ed infine trasportate dalla gravità o dai corsi d'acqua. I detriti ottenuti giungono nell'ambiente marino e sedimentano. La pressione dei sedimenti sovrastanti fa si che l'acqua presente  sia poco alla volta eliminata riducendo la porosità.  Infine vi è il fenomeno della diagenesi che comprende tutti quei fenomeni chimici e fisici che trasformano un sedimento in roccia sedimentaria. Sotto il carico di nuovi sedimenti queste rocce possono subire uno sprofondamento ed un riscaldamento e trasformarsi in rocce metamorfiche le quali se  spinte ulteriormente in profondità, subiscono aumenti di temperatura e di pressione, dando origine ad un magma anatettico (secondario) il quale potrà formare plutoni all'interno della crosta terrestre e solidificare lentamente, dando origine a rocce intrusive.
Ovviamente all'interno di tale ciclo sono possibnili diversi percorsi:  sia le rocce sedimentarie che metamorfiche possono subire sollevamenti durante la formazione di una catena montuosa, o ancora, rocce intrusive possono subire sia sollevamenti collegati a fenomeni orogenetici oppure subire processi metamorfici.
Tale ciclo non può essere considerato chiuso, in quanto la litosfera riceve materiali dall'astenosfera ed intergisce con l'atmosfera, l'idrosfera e la biosfera.