domenica 27 settembre 2015

Eclissi di "superluna'


Questa sera, se il cielo sarà sereno, assisteremo ad un evento abbastanza raro, l' ultima volta si è verificato nel 1984 e la prossima volta si verificherà nel 2033. 
Di cosa si tratta? Di un'eclissi totale di Luna, anche chiamato eclissi di sangue, in quanto la Luna assumerà un colore rossastro.



Nelle eclissi di Luna, la Terra si interpone tra la Luna ed il Sole, impedendo ai raggi solari di raggiungere e rendere visibile la Luna. Esse si verificano quando la Luna si trova in plenilunio ed esattamente su un nodo, e in perigeo, cioè alla minima distanza dal nostro pianeta.


Per capire come avviene un'eclissi, e' importante ricordare che la Luna e la Terra sono sempre illuminate nell'emisfero rivolto verso il Sole. I due corpi quindi, proiettano in direzione opposta al Sole un cono d'ombra ( cioè una zona in cui la luce del Sole non penetra), che si chiude a una certa distanza è un cono di penombra ( cioè una zona in cui l'oscuramento non è totale), che si apre allontanandosi dal capo celeste. Le dimensioni del cono d'ombra terrestre sono superiori al diametro lunare, quindi la Luna impiega un tempo abbastanza lungo per attraversarlo, infatti le eclissi lunari possono durare anche cento minuti.
L'eclissi odierna sarà visibile oltre che in Italia e in Europa, anche in Medio Oriente,  Africa e parte del Nord e Sudamerica.
Questa notte la Luna entrerà nella zona di penombra alle 2:12; il massimo dell'eclissi e' atteso dalle 4:50 circa fino alle 5:20 (oscuramento totale) con la
Luna ormai bassa all'orizzonte e, si concluderà alle 7:20 del mattino. 
La Luna in fase di eclissi diventa via via meno luminosa assumendo un colore tendente al rosso-marrone in quanto la Terra farà da barriera al alcune frequenze dello spettro elettromagnetico "lasciandone passare" solo la radiazione infrarossa. 



Buona visione a tutti.... Ma ricordate di mettere la sveglia!!! 

Immagini da web

venerdì 25 settembre 2015

Tettonica




Le deformazioni della sueprficie terrestre

La crosta terrestre è sempre soggetta a movimenti in tempi e luoghi diversi che non hanno effetti rilevabili immediatamente in quanto si realizzano in tempi più o meno lunghi.
Lo studio delle deformazioni della crosta, delle dislocazioni che ha subito nel corso delle ere, prende il nome di tettonica. Grazie alla tettonica, possiamo risalire ai fenomeni di distensione crostale, di subduzione, o ancora a sollevamenti, e possiamo ricostruire almeno in parte la storia geologica del nostro pianeta. 
Le rocce, come tutti i solidi possono subire delle deformazioni di tipo elastico quando cambiano la loro forma, ma quando la sollecitazione termina, esse tornano allo stato originario; una deformazione di tipo plastico, quando il corpo roccioso si deforma in modo permanente e non torna più alla condizione di origine e, infine a deformazioni di tipo rigido quando un blocco roccioso subisce una fratturazione. Tutte le rocce se sottoposte a sforzi crescenti, prima si deformano in modo elastico ma, quando la forza supera un certo valore, subiscono una deformazione plastica e infine una rottura. L'intensità dello sforzo oltre al quale si verifica la deformazione plastica è detto limite di elasticità, mentre l'intensità oltre alla quale le rocce si fratturano è detto limite di rottura. Il limite di elasticità e di plasticità dipendono dal tipo di roccia, infatti alcune rocce come le argille possono subire delle deformazioni plastiche senza rompresi, mentre altre, come ad esempio i graniti o altre rocce magmatiche sono fragili, cioè si fratturano appena superato il limite di elasticità, senza che si verifichi una deformazione plastica. 
Il comportamento di una roccia dipende anche dall'intensità dello sforzo che non può superare quello di elasticità dei materiali, dalla durata dello sforzo, dalla pressione e dalla temperatura. 
Le deformazioni della crosta terrestre, possono rientrare in due categorie: una che comprende le deformazioni avvenute senza sueprare il limite di rottura, l'altra comprende le deformazioni in cui viene superato il limite di rottura. Alla prima categoria appartengono le pieghe, alla seconda appartengono le faglie.


Le pieghe

Le pieghe sono deformazioni di tipo plastico di una massa rocciosa causate da forze di tipo compressivo. Si manifestano di solito lungo i margini convergenti delle placche lito sferiche; in queste zone, le alte temperature e le alte pressioni orientate favoriscono un comportamento duttile delle rocce. Per questo motivo, le pieghe si trovano in corrispondenza delle catene montuose recenti in quanto L' erosione non ne ha ancora alterato la struttura originaria.
In una piega si chiama cerniera la zona dove la curvatura degli strati è massima. Gli strati che convergono o divergono sono detti fianchi della piega. La superficie che passa per i punti di massima curvatura è detta piano assiale. La linea d' intersezione tra il piano assiale e gli strati è detta piano assiale


Una piega si dice anticlinale, quando la convessità è rivolta verso l'alto; si dice sinclinale quando la convessità è rivolta verso il basso. In un' anticlinale la parte centrale e' costituita da rocce più antiche; in una sinclinale il nucleo è costituito dallo strati più recente. 
Esistono anche pieghe in cui gli strati presentano tutti una stessa pendenza, poco pronunciata verso un punto dell'orizzonte: queste vengono chiamate monoclinali.
In genere, pieghe simmetriche sono piuttosto rare in quanto le forze che deformano le rocce possono avere intensità diverse da luogo a luogo, o incontrare resistenze a causa della diversa rigidità. È perciò più comune che le pieghe siano piuttosto irregolari: asimmetriche o inclinate; inoltre le pieghe si trovano associate in sistemi allungati che interessano varie regioni. Questi sistemi di pieghe si osservano nelle catene montuose e indicano un processo di corrugamento, conseguenza di una fase di compressione lungo il piano orizzontale. Un esempio è la catena alpina caratterizzata da pieghe e falde di ricoprimento. 



La maggior parte delle pieghe sono rovesciate quando il piano assiale è n sensibilmente inclinato in entrambi i lati, sono rovesciate quando il piano assiale è sensibilmente inclinato ed entrambi i fianchi pendono dalla stessa direzione. Nella piega coricata il piano assiale è n quasi orizzontale e gli strati più vecchi stanno sopra a quelli più recenti. Sotto l'azione di spinte tangenziali sempre più intense la piega evolve nella piega-faglia e si verifica un sovrascorrimento. Quando le masse sovrascorrimento ricoprono regioni vaste, si parla di falde di ricoprimento che si originano quando le spinte sono tanto intense da creare sovrascorrimenti estesi anche per un centinaio di Km. Le masse sovrascorrimenti dette alloctone possono  avere natura geologica diversa da quelle sottostanti che si sono formate in posto e quindi autoctone
Quando l'erosione porta allo scoperto parte del substrato sottostante si ha una finestra tettonica. Quando invece L' erosione è molto intensa e rimangono piccoli affioramenti dall'alloctono, abbiamo dei klippen.


Le faglie

Molti corpi rocciosi sollecitati si frantumano: se la frattura avviene senza uno spostamento relativo delle parti viene detta diaclasi, quando invece si verifica uno spostamento, si dice faglia
Una diaclasi si forma in masse rocciose di grandi dimensioni, compatte e rigide, come può essere un massiccio granitico o calcareo.
Possono anche originarsi a causa di una contrazione della roccia, soprattutto nelle lave in via di raffreddamento.
Le faglie possono avere estensioni da poche decine di metri a migliaia di Km; le forze tettoniche che le originano sono particolarmente intense ai margini delle placche, ma le faglie sono presenti anche all'interno dei continenti. 




La superficie lungo la quale avviene il dislocamento degli strati è detta piano di faglia e le due parti vengono dette labbra. Il piano di faglia è spesso striato a causa della frizione delle rocce in movimento e quelle fratturate danno origine alle " brecce di frizione". Lo spostamento relativo degli strati rispetto alla giacitura originaria, è detto rigetto. 
A seconda della posizione il piano di faglia può essere verticale o inclinato. 
Se ii piano di faglia è verticale e il rigetto è sul piano orizzontale, si hanno le faglie trascorrenti. Se il piano di faglia è inclinato, la parte che giace sopra il piano è detta tetto, mentre la parte che giace sotto il piano viene detta letto. Si parla di faglie dirette quando abbiamo una distensione crostale, di faglie inverse quando abbiamo movimenti compressivi. Molto spesso si hanno dei sovrascorrimenti quando la crosta si frattura e si accavalla e sono tipiche nelle catene montuose. 
Le faglie non sono quasi mai isolate, ma di solito sono associate in sistemi di faglie; un'associazione tipica è quella che genera gli horst e i graben, cioè sequenze di pilastri tettonici e fosse tettoniche. I sistemi di fosse mai formano in seguito a fenomeni distensivi che stirano la crosta provocando lo sprofondamento di regioni più o meno estese. Esse rappresentano la prima fase  di formazione di un bacino oceanico. Un esempio di fosse, sono quella del Reno e  il sistema di fosse che si estende dal Mar Rosso all'Africa orientale.